Poesie
Avevo un cane
Avevo un cane
anzi ne ho avuti tanti quelli randagi del mio paese
Quelli che sono stati condannati al macello
perché avevano la colpa Di non avere un padrone
Quelli che mi hanno fatto portare al canile strappandomi il cuore
Non ho avuto più il coraggio di andarli a vedere
Avevo trovato un cane anzi mi aveva trovato lui
Zoppicando da lontano
Sono contraria alle selezioni della specie
Un meticcio da caccia che aveva paura anche del temporale
Avevo un cane che chiedeva solo di essere amato
e tante cicatrici I segni addosso di un passato
Un cane con gli occhi grandi e umidi un cane
che per sorridere batteva la coda
Un cane che -come lo chiamiamo?- "Non lo so..."
Né bello né brutto ma buono sopportava tutto
Un'ombra dovunque andassi e quando mi perdeva di vista
Impazziva e poi si rassegnava e tornava a casa solo
Ma quando mi vedeva...
Mio padre non lo voleva faceva le buche
affezzionarzi a lui sarebbe stato Come amare un uomo
che non potresti mai avere
ma lui già aveva consegnato il suo cuore e non ci poteva fare niente
in cambio di una ciotola d'acqua e agli avanzi di un pasto
e due mani per una carezza sulla testa
Come possono gli uomini abbandonare un animale?
Avevo un cane che mio padre portò lontano
perché ne avevamo già quattro
Perché i vicini non volevano
perché non si poteva perchè gli uomini non hanno cuore
Perdonami babbo se sono un animale
Ogni cane ha una storia da raccontare
Ogni uomo la dovrebbe ascoltare
Ogni cane ha un nome ogni uomo lo dovrebbe rispettare
Avevo un cane che aveva paura del traffico e lo sfidò per ritornare
Un cane libero senza catena e senza nome
Che un giorno non è tornato più
Avevo un cane se non meritano loro il Paradiso chi lo deve meritare?
"Non lo so"... se mi senti da lassù...
....................
Un treno
Un treno
sta passando lungo la ferrovia
Un fischio che mi rapisce sempre che mi trasporta
che mi porta via
Mi fermo sempre a contare i vagoni
Dicevano che il numero era l'iniziale di una lettera
Del nome di un amore o di chi ti stava pensando
Chissà perché a me veniva sempre La lettera muta
E quel vento che sposta che travolge l'aria e le cose
Basterebbe un salto il brivido della morte
Ma il gusto della vita è più forte
Potrei parlare della prima volta che vidi Roma
Dai finestrini del treno e subito me ne innamorai
Con il cuore in gola di un bambino quando vede
Per la prima volta il mare
O del grido muto di un barbone alla stazione
Potrei parlare di quella voglia di fuggire via
Quanti treni ho perso e ho rincorso
Ma sempre il giorno dopo
O di aspettare un ritorno
Un'attesa lunga una vita
No ma questo è un altro giorno
Le estati al mare e la notte le corse dei treni
Mi risvegliavano all'improvviso
Mi cullavano le onde e una voce
Mia madre
Che mi diceva di continuare a dormire
Quel sogno che quel treno
Tornava a rapire