C

Giosuè Carducci

 

San Martino 

La nebbia a gl'irti colli

Piovigginando sale, 

E sotto il maestrale

Urla e biancheggia il mar; 

Ma per le vie del borgo

Dal ribollir de' tini

Va l'aspro odor de i vini

L'anime a rallegrar. 

Gira su' ceppi accesi

Lo spiedo scoppiettando:

Sta il cacciator fischiando

Su l'uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi

Stormi d'uccelli neri,

Com'esuli pensieri,

Nel vespero migrar.

 

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Nostalgia 

Tra le nubi ecco il turchino 

Cupo ed umido prevale:

Sale verso l'Apennino 

Brontolando il temporale. 

Oh se il turbine cortese

Sovra l'ala aquilonar

Mi volesse al bel paese

Di Toscana trasportar!

Non d'amici o di parenti

Là m'invita il cuore e il volto:

Chi m'arrise a i dí ridenti

Ora è savio od è sepolto.

Né di viti né d'ulivi

Bel desio mi chiama là: 

Fuggirei da' lieti clivi

Benedetti d'ubertà.

De le mie cittadi i vanti

E le solite canzoni

Fuggirei: vecchie ciancianti

A marmorei balconi! 

Dove raro ombreggia il bosco

Le maligne crete, e al pian

Di rei sugheri irto e fosco

I cavalli errando van. 

Là in maremma ove fiorío

La mia triste primavera,

Là rivola il pensier mio

Con i tuoni e la bufera: 

Là nel ciel nero librarmi

La mia patria a riguardar,

Poi co 'l tuon vo' sprofondarmi 

Tra quei colli ed in quel mar.

 

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Vincenzo Cardarelli

 

Gabbiani 

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro,

in perpetuo volo.

La vita la sfioro 

Com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch'essi amo la quiete,

la gran quiete marina ,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.

 

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Passato

I ricordi, queste ombre troppo lunghe 

del nostro breve corpo, 

questo strascico di morte 

che noi lasciamo vivendo, 

i lugubri e durevoli ricordi, 

eccoli già apparire:

melanconici e muti 

fantasmi agitati da un vento funebre. 

E tu non sei più che un ricordo. 

Sei trapassata nella mia memoria. 

Ora sì, posso dire

che m’appartieni

e qualche cosa fra di noi è accaduto 

irrevocabilmente.

Tutto finì, così rapido! 

Precipitoso e lieve

il tempo ci raggiunse.

Di fuggevoli istanti ordì una storia 

ben chiusa e triste. 

Dovevamo saperlo che l’amore 

brucia la vita e fa volare il tempo.

 

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Giorgio Caproni

 

A Tullio

Qui forse potrei vivere

potrei forse anche scrivere

potrei perfino dire

qui è gentile morire

 

Genova mia città fina:

ardesia e ghiaia marina.

Mare e ragazze chiare

con fresche collane di vetro

(ragazze voltate indietro

col fiasco sul portone

prima di rincasare)

ah perder anche il nome

di Roma, enfasi e orina.

 

Qui forse potrei scrivere:

potrei forse anche vivere.

 

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Foglie

"Quanti se ne sono andati
quanti
che cosa resta
nemmeno
il soffio
nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza
tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia
come
non lascia traccia il vento
sul marmo che passa
come non lascia orma l'ombra
sul marciapiede
tutti
scomparsi in un polverio
confuso d'occhi
un brusio di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri
foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede."

 

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