Regala ciò che non hai...
Occupati dei guai, dei problemi
del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.
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Il Natale
Qual masso che dal vertice
di lunga erta montana,
abbandonato all'impeto
di rumorosa frana,
per lo scheggiato calle
precipitando a valle,
barre sul fondo e sta;
là dove cadde, immobile
giace in sua lenta mole;
né, per mutar di secoli,
fia che riveda il sole
della sua cima antica,
se una virtude amica
in alto nol trarrà:
tal si giaceva il misero
figliol del fallo primo,
dal dì che un'ineffabile
ira promessa all'imo
d'ogni malor gravollo,
donde il superbo collo
più non potea levar.
Qual mai tra i nati all'odio,
quale era mai persona
che al Santo inaccessibile
potesse dir: perdona?
far novo patto eterno?
al vincitore inferno
la preda sua strappar?
Ecco ci è nato un Pargolo,
ci fu largito un Figlio:
le avverse forze tremano
al mover del suo ciglio:
all' uom la mano Ei porge,
che sì ravviva, e sorge
oltre l'antico onor.
Dalle magioni eteree
sgorga una fonte, e scende,
e nel borron de' triboli
vivida si distende:
stillano mele i tronchi
dove copriano i bronchi,
ivi germoglia il fior.
O Figlio, o Tu cui genera
l'Eterno, eterno seco;
qual ti può dir de' secoli:
Tu cominciasti meco?
Tu sei: del vasto empiro
non ti comprende il giro:
la tua parola il fe'.
E Tu degnasti assumere
questa creata argilla?
qual merto suo, qual grazia
a tanto onor sortilla
se in suo consiglio ascoso
vince il perdon, pietoso
immensamente Egli è.
Oggi Egli è nato: ad Efrata,
vaticinato ostello,
ascese un'alma Vergine,
la gloria d'lsraello,
grave di tal portato
da cui promise è nato,
donde era atteso usci.
La mira Madre in poveri
panni il Figliol compose,
e nell'umil presepio
soavemente il pose;
e l'adorò: beata!
innazi al Dio prostrata,
che il puro sen le aprì.
L’Angel del cielo, agli uomini
nunzio di tanta sorte,
non de' potenti volgesi
alle vegliate porte;
ma tra i pastor devoti,
al duro mondo ignoti,
subito in luce appar.
E intorno a lui per l'ampia
notte calati a stuolo,
mille celesti strinsero
il fiammeggiante volo;
e accesi in dolce zelo,
come si canta in cielo
A Dio gloria cantar.
L’allegro inno seguirono,
tornando al firmamento:
tra le varcare nuvole
allontanossi, e lento
il suon sacrato ascese,
fin che più nulla intese
la compagnia fedel.
Senza indugiar, cercarono
l'albergo poveretto
que' fortunati, e videro,
siccome a lor fu detto
videro in panni avvolto,
in un presepe accolto,
vagire il Re del Ciel.
Dormi, o Fanciul; non piangere;
dormi, o Fanciul celeste:
sovra il tuo capo stridere
non osin le tempeste,
use sull'empia terra,
come cavalli in guerra,
correr davanti a Te.
Dormi, o Celeste: i popoli
chi nato sia non sanno;
ma il dì verrà che nobile
retaggio tuo saranno;
che in quell'umil riposo,
che nella polve ascoso,
conosceranno il Re.
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Giusy Maugeri
Orizzonti Liberi
Inquietudini
rovente fardello
che brucia l'essenza
ma vedo orizzonti
traccio percorsi lontani
irraggiungibili liberi
dalla materia che sovrasta il mio io
Se guardo con gli occhi dell'anima
colgo un'intima pace
assaporo nettare di gioie infinite
scorgo il senso di questa mia vita
e allora ogni cosa ha un preciso motivo
ogni fiore ondeggia al tiepido zefiro
e spande il suo seme
ogni vita ha uno scopo
nel magnifico arazzo intessuto
dal Padre,
noi......
fili multicolori intrecciati
lasciamo sia la sua abile mano
a guidarne il ricamo.
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Il Silenzio
Il silenzio
racconta le storie più belle
le puoi sentire
socchiudendo gli occhi
sul far della notte
Non c’è nessun limite
né spazio
né tempo
tutto è armonia
è un incontro di archi
e violini
è un’ascesa leggera
ti dondola piano
ti culla nelle sue braccia
e ti canta le nenie di un tempo
Così
lentamente
ti lasci abbracciare
ti abbandoni
all’AMORE
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La Speranza di Pure Rivederti
La speranza di pure rivederti
m'abbandonava;
e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d'immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distorto e fatto labile,
un tuo barbaglio:
"a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al guinzaglio".
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Se t'hanno Assomigliato
Se t'hanno assomigliato alla volpe sarà per la falcata
prodigiosa, pel volo del tuo passo che unisce e che divide, che sconvolge
e rinfranca il selciato
-il tuo terrazzo,le strade presso il Cottolengo, il prato,
l'albero che ha il mio nome ne vibravano felici, umidi e vinti-
- o forse solo per l'onda luminosa che diffondi
dalle mandorle tenere degli occhi, per l'astuzia dei tuoi pronti stupori,
per lo strazio di piume lacerate che può dare
la tua mano d'infante in una stretta;
se t'hanno assomigliato a un carnivoro biondo, al genio perfido delle fratte
- e perché non all'immondo pesce che dà la scossa, alla torpedine?-
è forse perché i ciechi non ti videro sulle scapole gracili le ali,
perché i ciechi non videro il presagio della tua fronte incandescente, il solco
che vi ho graffiato a sangue, croce cresima incantesimo jattura voto vale
perdizione e salvezza; se non seppero crederti più che donnola o che donna,
con chi dividerò la mia scoperta,dove seppellirò l'oro che porto,
dove la brace che in me stride se, lasciandomi, ti volgi dalle scale?
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Terra d'amore
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
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Il Gobbo
Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall'espressione assente.
Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
... e nessuno m'aiuta.
Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d'allegrezza
che ha il dono di una stana profezia.
E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.
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Felice Mastroainni
Agli Amici Poeti
Lo so, sopravvivere stanca
all'orgia impudente del sole
in questo fuoco finto
di foglie rosseggianti di novembre.
Ma stamane nell'orto c'era il sole
del dolce pettirosso rugginoso,
e c'era una favola d 'erba
e di spoglie dorate.
Così ho pensato a voi in quella luce.
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Fioriranno di Rondini altri Cieli
Che senso avrebbe accorgersi di nidi
d'improvviso deserti, ancora tiepidi di piume,
se non per porre mente che qualcosa e' accaduto
anche per noi, più che un riflusso
d 'ali di là dagli orizzonti
nel segreto d'un'alba.
Fioriranno di rondini altri cieli
nell'alterna ventura del mondo.
E noi qui come tonti
a bere le piogge d 'autunno
con queste sere povere di gridi.
Nella scorza dell'inverno
scorderemo la menzogna del sole.