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Alessandro Manzoni

 

Regala ciò che non hai... 

Occupati dei guai, dei problemi 

del tuo prossimo. 

Prenditi a cuore gli affanni, 

le esigenze di chi ti sta vicino.

 

Regala agli altri la luce che non hai, 

la forza che non possiedi, 

la speranza che senti vacillare in te, 

la fiducia di cui sei privo.

Illuminali dal tuo buio.

Arricchiscili con la tua povertà.

 

Regala un sorriso 

quando tu hai voglia di piangere.

Produci serenità 

dalla tempesta che hai dentro.

"Ecco, quello che non ho te lo dono".

Questo è il tuo paradosso. 

 

Ti accorgerai che la gioia 

a poco a poco entrerà in te, 

invaderà il tuo essere, 

diventerà veramente tua nella misura 

in cui l'avrai regalata agli altri.

 

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Il  Natale 

Qual masso che dal vertice 

di lunga erta montana, 

abbandonato all'impeto 

di rumorosa frana, 

per lo scheggiato calle 

precipitando a valle, 

barre sul fondo e sta; 

 

là dove cadde, immobile 

giace in sua lenta mole; 

né, per mutar di secoli, 

fia che riveda il sole 

della sua cima antica, 

se una virtude amica 

in alto nol trarrà: 

 

tal si giaceva il misero 

figliol del fallo primo, 

dal dì che un'ineffabile 

ira promessa all'imo 

d'ogni malor gravollo, 

donde il superbo collo 

più non potea levar. 

 

Qual mai tra i nati all'odio, 

quale era mai persona 

che al Santo inaccessibile 

potesse dir: perdona? 

far novo patto eterno? 

 

al vincitore inferno 

la preda sua strappar? 

 

Ecco ci è nato un Pargolo, 

ci fu largito un Figlio: 

le avverse forze tremano 

al mover del suo ciglio: 

all' uom la mano Ei porge, 

che sì ravviva, e sorge 

oltre l'antico onor. 

 

Dalle magioni eteree 

sgorga una fonte, e scende, 

e nel borron de' triboli 

vivida si distende: 

stillano mele i tronchi 

dove copriano i bronchi, 

ivi germoglia il fior. 

 

O Figlio, o Tu cui genera 

l'Eterno, eterno seco; 

qual ti può dir de' secoli: 

Tu cominciasti meco? 

Tu sei: del vasto empiro 

non ti comprende il giro: 

la tua parola il fe'. 

 

E Tu degnasti assumere 

questa creata argilla? 

qual merto suo, qual grazia 

a tanto onor sortilla 

se in suo consiglio ascoso 

vince il perdon, pietoso 

immensamente Egli è. 

 

Oggi Egli è nato: ad Efrata, 

vaticinato ostello, 

ascese un'alma Vergine, 

la gloria d'lsraello, 

grave di tal portato 

da cui promise è nato, 

donde era atteso usci. 

 

La mira Madre in poveri 

panni il Figliol compose, 

e nell'umil presepio 

soavemente il pose; 

e l'adorò: beata! 

innazi al Dio prostrata, 

che il puro sen le aprì. 

 

L’Angel del cielo, agli uomini 

nunzio di tanta sorte, 

non de' potenti volgesi 

alle vegliate porte; 

ma tra i pastor devoti, 

al duro mondo ignoti, 

subito in luce appar. 

 

E intorno a lui per l'ampia 

notte calati a stuolo, 

mille celesti strinsero 

il fiammeggiante volo; 

e accesi in dolce zelo, 

come si canta in cielo 

A Dio gloria cantar. 

 

L’allegro inno seguirono, 

tornando al firmamento: 

tra le varcare nuvole 

allontanossi, e lento 

il suon sacrato ascese, 

fin che più nulla intese 

la compagnia fedel. 

 

Senza indugiar, cercarono 

l'albergo poveretto 

que' fortunati, e videro, 

siccome a lor fu detto 

videro in panni avvolto, 

in un presepe accolto, 

vagire il Re del Ciel. 

 

Dormi, o Fanciul; non piangere; 

dormi, o Fanciul celeste: 

sovra il tuo capo stridere 

non osin le tempeste, 

use sull'empia terra, 

come cavalli in guerra, 

correr davanti a Te. 

 

Dormi, o Celeste: i popoli 

chi nato sia non sanno; 

ma il dì verrà che nobile 

retaggio tuo saranno; 

che in quell'umil riposo, 

che nella polve ascoso, 

conosceranno il Re.

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Giusy Maugeri

 

Orizzonti Liberi

Inquietudini

rovente fardello

che brucia l'essenza

ma vedo orizzonti 

traccio percorsi lontani

irraggiungibili liberi

dalla materia che sovrasta il mio io

Se guardo con gli occhi dell'anima

colgo un'intima pace

assaporo nettare di gioie infinite

scorgo il senso di questa mia vita

e allora ogni cosa ha un preciso motivo

ogni fiore ondeggia al tiepido zefiro

e spande il suo seme

ogni vita ha uno scopo

nel magnifico arazzo intessuto

dal Padre,

noi......

fili multicolori intrecciati

lasciamo sia la sua abile mano

a guidarne il ricamo.

 

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Il Silenzio

Il silenzio
racconta le storie più belle
le puoi sentire
socchiudendo gli occhi
sul far della notte
Non c’è nessun limite
né spazio
né tempo
tutto è armonia
è un incontro di archi
e violini
è un’ascesa leggera
ti dondola piano
ti culla nelle sue braccia
e ti canta le nenie di un tempo
Così
lentamente
ti lasci abbracciare
ti abbandoni
all’AMORE

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Eugenio Montale

 

La Speranza di Pure Rivederti

La speranza di pure rivederti

m'abbandonava;

e mi chiesi se questo che mi chiude

ogni senso di te, schermo d'immagini,

ha i segni della morte o dal passato

è in esso, ma distorto e fatto labile,

un tuo barbaglio:

"a Modena, tra i portici,

un servo gallonato trascinava

due sciacalli al guinzaglio".

 

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Se t'hanno Assomigliato

Se t'hanno assomigliato alla volpe sarà per la falcata
prodigiosa, pel volo del tuo passo che unisce e che divide, che sconvolge
e rinfranca il selciato

-il tuo terrazzo,le strade presso il Cottolengo, il prato,
l'albero che ha il mio nome ne vibravano felici, umidi e vinti-

- o forse solo per l'onda luminosa che diffondi
dalle mandorle tenere degli occhi, per l'astuzia dei tuoi pronti stupori,
per lo strazio di piume lacerate che può dare
la tua mano d'infante in una stretta;
se t'hanno assomigliato a un carnivoro biondo, al genio perfido delle fratte

- e perché non all'immondo pesce che dà la scossa, alla torpedine?-
è forse perché i ciechi non ti videro sulle scapole gracili le ali,
perché i ciechi non videro il presagio della tua fronte incandescente, il solco
che vi ho graffiato a sangue, croce cresima incantesimo jattura voto vale
perdizione e salvezza; se non seppero crederti più che donnola o che donna,
con chi dividerò la mia scoperta,dove seppellirò l'oro che porto,
dove la brace che in me stride se, lasciandomi, ti volgi dalle scale?

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Alda Merini

Terra d'amore

Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,

di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi. 

 

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Il Gobbo

Dalla solita sponda del mattino

io mi guadagno palmo a palmo il giorno:

il giorno dalle acque così grigie,

dall'espressione assente.

Il giorno io lo guadagno con fatica

tra le due sponde che non si risolvono,

insoluta io stessa per la vita

... e nessuno m'aiuta.

Mi viene a volte un gobbo sfaccendato,

un simbolo presago d'allegrezza

che ha il dono di una stana profezia.

E perché vada incontro alla promessa

lui mi traghetta sulle proprie spalle.

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Felice Mastroainni

 

Agli Amici Poeti

Lo so, sopravvivere stanca

all'orgia impudente del sole

in questo fuoco finto

di foglie rosseggianti di novembre.

 

Ma stamane nell'orto c'era il sole

del dolce pettirosso rugginoso,

e c'era una favola d 'erba

e di spoglie dorate.

Così ho pensato a voi in quella luce.

 

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Fioriranno di Rondini altri Cieli

Che senso avrebbe accorgersi di nidi

d'improvviso deserti, ancora tiepidi di piume,

se non per porre mente che qualcosa e' accaduto

anche per noi, più che un riflusso

d 'ali di là dagli orizzonti

nel segreto d'un'alba.

 

Fioriranno di rondini altri cieli

nell'alterna ventura del mondo.

E noi qui come tonti

a bere le piogge d 'autunno

con queste sere povere di gridi.

 

Nella scorza dell'inverno

scorderemo la menzogna del sole.